Lo stress è una condizione normale e fisiologica che nasce da uno stimolo esterno cui segue una risposta sia emotiva sia fisiologica. Lo stress si manifesta quando vi sono delle situazioni esterne o interne al soggetto che richiedono una quantità di risorse per fronteggiare l’evento maggiore rispetto a quelle possedute in quel momento.

Le origini dello stress

Uno dei primi a dedicarsi allo studio di questo particolare stato fu il medico Hans Selye negli anni ’30, il quale lo definì come Sindrome Generale di Adattamento (GAS). Questa sindrome si manifesta quando degli stimoli di natura diversa (interni o esterni) provocano una risposta fisiologica aspecifica che passa attraverso 3 fasi:

  1. Fase di allarme: aumento della pressione cardiaca, maggiore tensione muscolare, aumento del cortisolo in circolo;
  2. Fase di resistenza: l’organismo si adatta alla situazione stressante attraverso risposte fisiologiche atte a riportare il corpo in uno stato di equilibrio;
  3. Fase di esaurimento: se la condizione stressante continua nel tempo, oppure è troppo intensa, si entra in una fase di esaurimento in cui l’organismo non reagisce più. Si assisterà in questa fase alla comparsa di malattie dall’adattamento rappresentate come le malattie psicosomatiche.

Il lavoro di Selye fa emergere per la prima volta la volontà di studiare e analizzare le reazioni biologiche agli stressor e costituisce la prima teoria generale che tenta di analizzare la relazione tra stress e lo sviluppo di malattie fisiche.

L’evoluzione dello stress

Altro importante contributo fu quello offerto da Richard S. Lazarus che negli anni ’80 introdusse il concetto di valutazione cognitiva dello stimolo. Secondo questo approccio ogni stimolo sarebbe elaborato cognitivamente da parte dell’individuo in funzione delle proprie esperienze e della propria predisposizione. Solo a seguito di questa valutazione uno specifico stimolo può essere individuato come stressante o meno e quindi innescare tutta quella serie di reazioni fisiologiche e comportamenti tipici dello stress. Questo nuovo livello di analisi spiega come mai alcune situazioni siano stressanti per alcuni, ma non lo siano per altri, tuttavia più gli stimoli appaiono gravi e rilevanti per la vita del soggetto, meno forte è il ruolo della valutazione cognitiva.

Più recentemente si è cercato di studiare gli effetti a livello di stress e di conseguenza sullo stato di salute, non soltanto dei grandi eventi della vita, ma anche delle piccole difficoltà quotidiane. Negli ultimi decenni è quindi entrato a far parte degli studi sullo stress il termine di carico allostatico ovvero il continuo adattamento che la persona è costretta a mettere in atto dal punto di vista fisico e mentale, per far fronte alle continue, ma minori avversità della vita.

L’adattamento allo stress

In sostanza quindi lo stress è uno stato di squilibrio determinato da un evento che richiede la messa in campo di un maggior numero di risorse rispetto allo stato di quiete. Per mantenere lo stato di benessere, l’individuo può scegliere di mettere in atto diverse strategie di fronteggiamento del problema o strategie di coping.

  • Coping centrato sul problema: strategie che hanno come obiettivo il fronteggiamento diretto della situazione;
  • Coping centrato sulle emozioni: strategie che hanno lo scopo di neutralizzare lo stato emotivo sollecitato dall’evento

Non esistono strategie ottimali, la scelta di una o dell’altra strategia di coping per ottenere il miglior risultato in termini di minor impatto sulla salute dell’individuo, dipende dalle caratteristiche dell’evento, dalla valutazione cognitiva e dagli aspetti psicologici del soggetto.

Dallo stress al burnout

A partire dagli anni ’80, grazie al contributo della psicologa Christina Maslach, nel panorama degli studi riguardanti lo stress, è cominciato a comparire un nuovo costrutto: il burnout. Il burnout si definisce come una sindrome inerente l’attività lavorativa e che è caratterizzata da diversi tipi di sintomi:

  • Livello Cognitivo/Emotivo: distacco emotivo, trascuratezza degli affetti e delle relazioni sociali, importanza eccessiva data al lavoro, demotivazione a lavoro, difficoltà di concentrazione, irritabilità e senso di colpa.
  • Livello Comportamentale: aggressività, abuso di alcool e sostanze, mancanza di iniziativa, assenteismo.
  • Livello Fisico: emicrania, sintomi respiratori, insonnia, inappetenza, disturbi intestinali, senso di debolezza.

Il burnout è determinato dalla compresenza di diverse caratteristiche individuali e lavorative che contribuiscono nel determinare il generale stato di affaticamento, delusione, logoramento e improduttività che sfociano nella prostrazione e nel disinteresse per la propria attività professionale quotidiana tipiche della sindrome.

  • Caratteristiche di personalità: Tendenza a porsi obiettivi irrealistici, personalità autoritaria o introversa, concetto di sé come indispensabile, abnegazione al lavoro, motivazione ed aspettative professionali elevate.
  • Caratteristiche del lavoro: Carico eccessivo di lavoro, mancanza di controllo sulle risorse necessarie per svolgere il proprio lavoro, ambiente conflittuale, orari inflessibili e scadenze irrealistiche, bassi livelli di supporto ai lavoratori ecc..

Bibliografia

  • American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing
  • Cannon, W.B. (1929). Organization for physiological homeostasis. Physiological Review, IX(3), 399-431.
  • Kabat-Zinn, J. (1990). Vivere momento per momento. Trad. it.: Sabbadini, A. Tea Pratica, Milano.
  • Selye, H. (1974). Stress without distress. J. B. Lippincott, Philadelphia.
  • Selye, H. (1976). Stress in health and disease. Butterworth’s, reading, Massachusetts.
  • Maslach, C., (1994), Maslach Burnout Inventory, Organizzazioni speciali, Firenze