Frequentemente si parla di bambini o ragazzi con disturbi dell’apprendimento, disturbi che causano malessere soggettivo e nella relazione col gruppo dei pari, oltre al notevole effetto sul rendimento scolastico; essi possono essere di diverso tipo, in questa occasione parleremo di dislessia.

Definizione

Per dislessia si intende l’incapacità di riprodurre il linguaggio con la rapidità e le abilità normali che un soggetto dovrebbe possedere in relazione all’età e conformi al rendimento mostrato in altre attività. In altre parole, le persone dislessiche hanno difficoltà nell’elaborazione e riproduzione del linguaggio. Si tratta di una patologia relativamente giovane in quanto solo nello scorso secolo è comparso per la prima volta in ambito medico.
La diagnosi di dislessia viene fatta mediante specifici test di valutazione nel caso in cui il soggetto mostri capacità di lettura e scrittura sostanzialmente inferiori alla media per l’età anagrafica, ma al contempo riveli un quoziente intellettivo nella norma e adeguata scolarità.

Quali sono le cause.

Le cause, ad oggi, non sono ancora totalmente chiare, tuttavia alcune ipotesi attualmente riconosciute sono:
Fattori genetici: si tratta di un problema tramandato di generazione in generazione, e sarebbe dovuto a una mutazione del cromosoma 15;
Anatomia cerebrale: alcune ricerche dimostrano come il cervello dei dislessici mostra una struttura anatomica diversa dagli altri. Infatti, il planum temporale, zona del cervello che svolge un ruolo nella comprensione del linguaggio, nei dislessici è uguale in ambo gli emisferi cosa che non si rileva nei soggetti normali;
Attività cerebrale: per leggere il cervello deve trasformare i simboli, la scrittura, in suoni. Se il bambino ha la dislessia le aree imputate a svolgere questi compiti non lavorano insieme e non sono integrate.

Come riconoscerla

I primi segnali appaiono durante la seconda o terza elementare, ma segnali precoci compaiono anche durante la scuola materna attraverso la difficoltà a riprodurre i suoni nelle rime e nelle filastrocche. Ma quali sono i segnali che potrebbero farci scattare un campanello d’allarme? Sicuramente un ritardo del linguaggio, che con il proseguire dell’età diventa più evidente. Inoltre, si manifestano generalmente le seguenti problematiche:
• Difficoltà a riconoscere le lettere dell’alfabeto;
• Incapacità di unire suoni a lettere;
• Incapacità di riprodurre parole;
• Difficoltà di apprendimento di nuove parole;
• Vocabolario ridotto rispetto ad altri bambini della stessa età

In che cosa consiste

Le difficoltà del dislessico sono dovute a una cattiva organizzazione di suoni linguistici, indispensabili per la riproduzione del linguaggio che permettono di passare da un testo scritto al riconoscimento e identificazione delle lettere di cui sono composte le parole e da cui si estrapola il significato che si vuole comunicare.
Per poter leggere correttamente, infatti, bisogna acquisire diverse funzioni:
Collegare lettere a suoni: i bambini devono imparare che ad ogni lettera dell’alfabeto è associato un certo suono: fonetica. Una volta che il bambino può effettuare questi collegamenti, sarà in grado di riprodurre le parole.
Decodificare il testo: permette di dare un senso alle parole.
Riconoscimento visivo delle parole: capacità di leggere una parola familiare a colpo d’occhio senza sillabare.
Comprensione del testo: consente di ricordare quello che si è appena letto.

Nel dislessico tutte queste abilità sono carenti o scarse al punto da avere enormi difficoltà nella riproduzione verbale di parole. Essenzialmente il dislessico mostra un deficit di processamento percettivo dell’informazione visiva: inversioni di lettere, errori di specularità, percezione delle parole sovrapposte o in movimento, e ridotta abilità di focalizzazione su singoli elementi. Questo deficit porta il bambino a non automatizzare il processo di lettura, con conseguente difficoltà nella comprensione del testo e quindi nell’acquisizione di nuove informazioni.

Non solo problemi di lettura

La dislessia non riguarda soltanto la lettura, ma investe anche diversi ambiti della vita di un bambino:
Memoria: i bambini con dislessia spendono molto tempo a leggere e di conseguenza faticano a ricordare quanto hanno letto.
Navigazione: i bambini con dislessia hanno difficoltà con i concetti spaziali come la sinistra e la destra. Questo può portare il timore di perdersi;
Gestione del tempo: la dislessia può rendere difficile il concetto di tempo o di pianificazione.
Abilità sociali: la problematica potrebbe invadere anche la sfera sociale portando all’isolamento del bambino che, diventando oggetto di scherno e derisione, non cerca più relazioni col gruppo dei pari, con ripercussioni importanti sull’umore.

La diagnosi

La diagnosi deve avvenire attraverso un team di professionisti, neuropsicologi, psichiatri, psicologi, neurologi, avvalendosi di incontri one to-one. Innanzitutto, è necessario effettuare un processo diagnostico-testistico atto a definire oggettivamente l’entità della patologia, sia a livello qualitativo sia quantitativo. Alla fine del percorso diagnostico si raggiunge una visione d’insieme che permette di individuare a tutto tondo l’entità dello spettro dislessico.
La prima funzione della diagnosi è quella di consentire di evitare gli errori più comuni come colpevolizzare il bambino di scarso impegno e di attribuire la causa a problemi psicologici. Queste idee erronee determinano sofferenza, frustrazioni e, spesso, un malessere permanente e difficile da gestire autonomamente con gravi ripercussioni relazionali.
Una volta eseguita la diagnosi si possono mettere in atto aiuti specifici, tecniche di riabilitazione e di compenso, nonché alcuni semplici provvedimenti come la concessione di tempi più lunghi per lo svolgimento di compiti, l’uso della calcolatrice o del computer come supporto all’apprendimento.

  I dislessici hanno un diverso modo di imparare
ma imparano e anche molto bene.

Interventi

La dislessia è una condizione permanente a cui seguono strategie efficaci di intervento che permettono al soggetto di riuscire a gestire questa condizione.
Chiaramente, questi problemi di lettura possono portare alla lunga ad accumulare stress, frustrazione e di conseguenza bassa autostima e inadeguatezza. La dislessia provoca una mancanza di mordente nello studio e demotivazione, e in alcuni casi abbandono scolastico.
Tuttavia ci sono molte persone che possono aiutare il bambino a migliorare le sue capacità di lettura e scrittura. Il primo aiuto si ha chiaramente a scuola, grazie ai diversi metodi di lettura che potrebbero facilitare i processi di apprendimento del bambino. Spesso si è soliti utilizzare anche dei programmi informatici atti a facilitare i processi di apprendimento della lettura.
Inoltre, strutture esterne, che si avvalgono di professionisti specifici, spesso sono consigliabili, perché le tecniche comportamentali e neuropsicologiche possono aiutare il bambino a sviluppare strategie di apprendimento alternative e di gestire il disagio che ne deriva. In alcuni casi anche i genitori possono essere aiutati attraverso percorsi di sostegno in cui uno specialista accompagna nel sostegno del proprio figlio.

Cosa fare a casa

Aiutare il bambino con dislessia può essere un ottimo adiuvante alla cura e permette di aumentare competenze rafforzando l’autostima. Potrebbe essere necessario provare diversi approcci per trovare ciò che funziona meglio con il bambino, ognuno ha richieste specifiche.
Ecco alcune cose che potrebbero aiutare:
• Leggere ad alta voce tutti i giorni, sia libri di animazione sia cose specifiche che possono catturare l’interesse del bambino.
• Aumentare gli interessi del bambino. Fornire una varietà di materiali di lettura, come i fumetti, storie di mistero, ricette e articoli su sport o pop star.
• Utilizzare audiolibri, l’ascolto aiuta il bambino a collegare i suoni con le parole che sta vedendo e ascoltando.
• Aiuto tecnologico, dovuto a programmi di scrittura e ai loro controlli ortografici integrati che permettono immediatamente di modificare la parola on line.
• Osservare e prendere appunti, sui comportamenti manifestati per verificare come agire più nello specifico.
• Rinforzo: lodare il bambino aiuta a mantenere alta la motivazione e anche l’autostima.
• Supportare ed essere empatici con il bambino aiuta a non entrare nel loop delle emozioni negative.

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